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KATAWEB CINEMA – QUARTETTO

QUARTETTO

Data uscita: 30/11/2001
Regia di: Salvatore Piscicelli
Con:
Anna Ammirati , Beatrice Fazi , Raffaella Ponzo , Maddalena Maggi , Francesco Venditti

di Alberto M. Castagna

Il titolo allude al sodalizio dei quattro personaggi principali, quattro giovani attrici più o meno coetanee le cui vite si intrecciano nell’arco di alcune settimane che seguono una festa di Capodanno e restano racchiuse tra due tentati suicidi. Ma Quartetto è anche il titolo del ‘film’ che sta girando, con la sua piccola telecamera digitale, una delle protagoniste, Angelica, cercando di raccontare la propria vita e quella delle sue amiche. Sono vite ricche di eventi drammatici e inattesi, quelle di Irma, Francesca, Eva e Angelica, caratterizzate tutte da rapporti difficili con gli uomini e con la famiglia; Irma ha appena scoperto l’identità del padre, che la madre le aveva tenuto nascosto per venticinque anni; Eva si ritroverà a convivere, suo malgrado, con la madre, che finirà a letto con il suo ragazzo; Francesca, che i genitori li ha persi, è l’amante di quello che era il migliore amico di suo padre; Angelica ha saputo che sua madre non è sua madre… Insomma, Piscicelli che ricorre occasionalmente a (quasi) tutte le regole del Dogma ’95 di Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, non rinuncia alla sua vocazione melodrammatica, così come non rinuncia ai prediletti personaggi femminili che hanno caratterizzato tutta la sua produzione, da Immacolata e Concetta ad oggi, con poche eccezioni. Quartetto, tuttavia, resta un melodramma per così dire ‘virtuale’ in cui nessun evento assume un carattere realmente passionale e, per lo spettatore, appassionante. E’ la natura sperimentale del film ad avere la meglio sulla drammaturgia, la forma sul contenuto. L’operazione non è priva di fascino, soprattutto nella definizione degli ambienti nei quali la telecamera si muove con ampia libertà, mai ostacolata dall’inquadratura fissa. L’intento ‘esplorativo’ è evidente anche nella messa in scena, che appare a volte felicemente casuale, così come i dialoghi che sono in larga parte affidati all’improvvisazione delle interpreti. Che non sappiamo se responsabili anche di certe battute quali “Siamo una generazione senza padri” che irritano per la loro perentorietà. Né appare troppo felice l’idea del ‘film del film’ (“Dogma nel Dogma”, si direbbe) che ha come unico effetto quello di sovrapporre immagini sporche ad immagini sporche. Ma aldilà di alcune cadute di stile, cui pure Piscicelli ci ha abituato nelle sue opere precedenti, appare lodevole l’intenzione del regista, qui anche montatore oltre che unico sceneggiatore, di misurarsi apertamente con tecniche e linguaggi in via di definizione, anche se la fotografia del digitale ‘gonfiato’ in pellicola resta tuttavia ancora inadeguata al grande schermo.

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