Piscicelli: ho girato le riprese con lo spirito di una jam session.
di Fulvia Caprara
ROMA – Per descrivere i percorsi esistenziali di quattro ragazze intorno ai vent’anni, Salvatore Piscicelli, esordiente nel ’79 con “Immacolata e Concetta”, ha scelto di seguire le regole del Dogma 95, il decalogo di norme sancite dal gruppo di cineasti danesi capeggiati da Lars Von Trier: «Condivido con la loro esigenza di fondo di tornare all’essenza del cinema, vale a dire al rapporto macchina da presa cioè regia, e attore, attraverso un drastico ridimensionamento della macchina-cinema tradizionale; una cosa che per me ha innanzitutto il valore di un ritorno a un autentico spirito rosselliniano. E poi rompere la prospettiva classica del cinema significa dare al pubblico la possibilità di essere più dentro la storia». Da sempre interessato all’universo femminile, Piscicelli descrive questa volta un mondo di ragazze quasi donne, alle prese con padri assenti, madri incapaci di svolgere il loro ruolo, uomini inaffidabili: «Non pretendevo di raccontare una generazione, nè di fare una rappresentazione di tipo sociologico; volevo invece descrivere le storie delle protagoniste dal punto di vista delle madri e dei padri, cioè in fondo dal mio e da quello dei miei coetanei. Una generazione che ha combattuto per certe cose e ha poi finito per consegnare ai propri figli un mondo peggiore invece che migliore di prima». Lavorare in digitale, pedinate dall’occhio invadente di telecamere a mano molto leggere e facili da maneggiare, è stata un’esperienza importante per le quattro giovani interpreti: Anna Ammirati, lanciata da Brass in “Monella”, ha provato, dopo un iniziale fastidio, un grande senso di libertà: «Mi sono sentita più libera, come se stessi semplicemente facendo delle prove; il bello è che, se sbagli una scena, non ti preoccupi perchè devi pensare che bisogna rigirare e la pellicola costa tanto». Raffaella Ponzo ha subito apprezzato la possibilità «di muoversi senza condizionamenti legati alle luci e all’inquadratura» e anche per Maddalena Maggi e Beatrice Fazi recitare con il Dogma ha reso tutto più fluido e naturale. «Ho girato – dice Piscicelli che ora ha in progetto un thriller ambientato a Napoli -, con lo spirito a cui si partecipa a una jam-session, tutto in quattro settimane, con una tensione che ero certo avrebbe dato al film più nerbo. Nello scrivere la sceneggiatura ho cercato di badare soprattutto alle rime interne, poi, una volta sul set, la libertà degli attori ha fatto sì che i dialoghi venissero spesso modificati».