di Giovanna Pipari
Raffaella Ponzo inizia la sua carriera artistica al cinema grazie a Salvatore Piscicelli, che la vuole come protagonista de “Il corpo dell’anima” e di “Quartetto”. Incontra poi il maestro Scorsese grazie a una piccola parte in “Gangs of New York”, girato a Cinecittà, e l’anno successivo appare in un episodio di “Fallo” di Tinto Brass. Comincia a dedicarsi anche al teatro con gli spettacoli “The cortile reality show” e “No, grazie preferisco ridere”, a fianco di Armando De Razza con la Teatroterapia.
L’ultimo spettacolo ovvero una serie di corti teatrali, rappresentati a fianco di Marco Alberto Maggio, con la regia di Susanna Giampistone, è stato rappresentato fino al 30 Aprile alla Galleria Mondrian Suite a Roma.
Per finire, degno di essere nominato è il libro in cui Raffaella compare in copertina e in una sezione interna; il titolo è “Barefoot & Bondage Photo Fantasies”, del celebre fumettista e fotografo Franco Saudelli. Per saperne di più www.raffaellaponzo.com, il suo sito ufficiale.
– Nella tua carriera hai già fatto molte cose ma sei arrivata “tardi” al teatro. Ci puoi dire cosa ti ha portato al palcoscenico?
“Ho iniziato a fare cinema perché avevo voglia di fare qualcosa di eterno, e il cinema lo è, con i suoi pro e i suoi contro. Rigirerei da capo tutti i film che ho fatto, rivedendoli c’è sempre qualcosa che avrei potuto fare meglio.
Con il teatro mi posso togliere questo piccolo capriccio. Fare e rifare ogni sera una scena, fino a raggiungere un’ipotetica perfezione, ha in se qualcosa di tantrico. È un bello sfogo. Tutto poi passa e ogni sera si ricomincia”.
– È stato difficile provenendo da altre esperienze? Anche se noto che ti stai affezionando al genere: tre spettacoli in un anno e mezzo è una buona media. Continuerai così?
“Con il teatro sto lavorando veramente molto, in poco tempo la mia esperienza – in termini di lavori fatti – sta superando quella di attrice cinematografica. Quando ho iniziato, non sapevo che effetto mi avrebbe fatto il pubblico, ho sempre avuto un po’ paura della gente; da piccola ero molto introversa e dialogavo pochissimo con il mondo. Devo viceversa dire che il pubblico mi piace, mi piace moltissimo. Mi piace comunicare con chi ti ascolta in quel momento, nel presente, mi piace sentire il respiro di chi mi guarda, mi piace cambiare la mia interpretazione in base all’atmosfera che si crea ogni sera.
Un problema con il teatro in realtà c’è stato. Nel mio modo di recitare per un film praticamente sussurro, il microfonista mi doveva mettere due microfoni, uno tra i capelli e il classico in alto (mi hanno detto come Francesca Neri). In teatro bisogna giustamente far arrivare la voce e, la maggior parte delle volte, senza nessun supporto tecnologico. Ho studiato molto per imparare a portare la voce come necessita un palcoscenico”.
– Hai partecipato anche tu alla progettazione di questi corti teatrali? È molto originale come scelta.
“Ho partecipato in termini organizzativi, ma non nella stesura dei testi, purtroppo per mancanza di tempo. Nella seconda rassegna che organizzeremo, probabilmente in autunno, ho voglia di cimentarmi anche come autrice. Con il mio collega Marco Alberto Maggio avevamo voglia di realizzare un lavoro puramente artistico e di affrontare diversi stili recitativi, mescolando vari livelli, teatrale, video e testuale”.
– Ti vedremo anche in tournée con questo spettacolo?
“In tournée mi vedrete quest’estate con una commedia per la regia di Rosario Galli, una specie di critica giocosa ai vari reality. Accanto a me ci sarà sempre Marco Alberto Maggio e Maria Antonietta Tilloca (GF1). È molto interessante e divertente che una delle partecipanti al primo Grande Fratello, a distanza di cinque anni, riveda il suo percorso professionale in termini ironici”.
– Noto con piacere che avete rappresentato lo spettacolo a Roma in una Galleria d’Arte, come vedi anche il nostro portale cerca di unire le varie forme artistiche e di spettacolo insieme. Cosa lega secondo te il teatro all’arte?
“Il teatro è arte!”.
– Nello spettacolo precedente, facevi ridere il pubblico, portando in scena un testo brillante (“No, grazie preferisco ridere” con Armando De Razza e Adriana Russo). So anche che ti piace giocare con il mondo dell’eros, dove comunque hai sempre avuto un’immagine gioiosa e giocosa. Ma trovi sia più facile sedurre o far ridere gli uomini?
“Io sono molto autoironica. Non mi piacciono le persone che si prendono troppo sul serio; non mi piacciono le donne e gli uomini troppo consapevoli della loro bellezza. Penso che la seduzione sia legata a una specie di purezza, i gatti ed i bambini sono tra gli essere più buffi e seduttivi, ma non penso siano così consapevoli di esserlo”.
– So anche che stai scrivendo un libro e il titolo è segretissimo. Ci potresti anticipare il contenuto e quando pensi di pubblicarlo?
“Con il libro era partita a tremila. Il teatro mi sta prendendo molto tempo e per il momento è un progetto che ho un po’ accantonato. Si parlerà di doppi e di identità multiple. Penso che un artista alla fine riproduca sempre se stesso. All’infinito”.